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La musica: veicolo di contenuti violenti e sessisti o strumento per l’unità e l’armonia delle persone?

Ad una settimana dall’inizio del Festival di Sanremo, le polemiche già divampano. Anzi, sono settimane che la settantesima edizione della kermesse musicale italiana più importante dell’anno è sotto i riflettori, per una serie di fattori, non ultimo per le scelte operate da Amadeus, conduttore e direttore artistico dell’evento, di far salire sul palco alcuni ospiti e concorrenti che, da più parti, sono stati considerati quanto meno discutibili.

In particolare, sta suscitando non poche proteste la presenza sul palco di Sanremo di un rapper di nome Junior Cally, che si esibisce con la maschera ed è molto conosciuto sulla rete internet, in particolare da bambini e ragazzini. Egli infatti presenta un curriculum carico di testi caratterizzati da violenza, insulti verbali ed addirittura espressioni di carattere sessuale, sessista e presenta la donna come solo elemento di piacere.

La notizia, ripresa dall’agenzia stampa dell’Associazione AIART – Cittadini Mediali[1] e segnalata ad AGCOM – Autorità per le garanzie nelle comunicazioni[2] – apre ad una riflessione profonda sul ruolo della donna in ambito mediale e sulla necessità di superare stereotipi di genere, che ancora troppo spesso gravano sul sistema radio-televisivo italiano ed ormai sempre più anche sulla rete internet.

Ma, andando con ordine, chi è, prima di tutto, questo Junior Cally? E perché desta così tanto scalpore la sua partecipazione al Festival della Canzone Italiana?

Junior Cally – all’anagrafe Antonio Signore – è un ragazzo romano di ventinove anni che, per molto tempo, ha tenuto nascosta la sua identità, nascondendo il volto dietro una maschera antigas, e che nel corso dell’ultimo anno ha spopolato tra i ragazzini di tutta Italia, raggiungendo quote molto elevate di followers nel suo profilo ufficiale Instagram[3].

Cresciuto nelle borgate della periferia romana, a volte abbandonate dalle istituzioni, questo rapper si è imposto sula scena della musica underground[4], anche attraverso testi discutibili e usando un linguaggio volgare, se non scurrile.

Oggetto delle accuse sono alcune espressioni utilizzate in diverse sue canzoni, in cui la donna è vista come una “facile”, che per una borsetta firmata è disposta a tutto e che vive in un mondo pieno solo di droga, di macchine di lusso e di persone dalla dubbia moralità.

In effetti, anche solo scorrendo rapidamente alcuni suoi brani, si può constatare come il rapper non usi giri di parole per descrivere la “vita-al-limite” di molte giovani donne del giorno d’oggi, pronte a vedere il proprio corpo per un vestito all’ultima moda o il telefono più in voga.

Ma sono questi spaccati di vita che devono essere messi in mostra sul palco sanremese? La Rai, Tv pubblica che dovrebbe guardare più ai contenuti che ai profitti e all’audience, pensa che solo facendo cantare in prime-timequesto strano personaggio si accattivi il pubblico dei giovanissimi? O, forse, mettendo in luce anche situazioni davvero border-line, che purtroppo troppo spesso si vivono nei quartieri più difficili delle nostre città, si può portare invece avanti un messaggio di speranza e di educazione ai valori dell’amore e della vera relazione umana tra le persone?

Il caso di Junior Cally assume contorni ancora più particolari perché, caso strano, la canzone che canterà nel prossimo Festival non presenta nessun riferimento ai temi espressi nelle precedenti composizioni, quasi che, per presentarsi nel prime-time dei Rai1, abbia dovuto fare un maquillage al proprio repertorio. 

E ancora: è vero che a pensar male si fa presto, ma… non sarà solo una grande operazione di marketing? Una canzone costruita solo per far bella figura nel salotto buono della Tv italiana?

A fronte della presenza ancora così massiccia di problematiche legate a ruoli e differenze di genere, nonché stereotipi e banalizzazioni della condizione femminile, sono auspicabili soluzioni efficaci e di ordine socio-culturale e morale del problema.

A tale proposito, sono importanti allora le osservazioni del Presidente Nazionale AIART – Giovanni Baggio – che parlando a proposito del caso sanremese evidenzia che «la Rai, anziché investire sulla qualità delle canzoni, si ostina a sperperare denaro pubblico, a dimenticare i diritti dei cittadini-utenti, a non tutelare i minori e non rispettare i principi generali del contratto di servizio che prevedono di superare gli stereotipi di genere, al fine di promuovere la parità e di rispettare l’immagine e la dignità della donna anche secondo il principio di non discriminazione»[5].

E ancora: «il Festival […] deve rappresentare un momento di unione nazionale, condivisioni di valori e d’educazione alla musica; deve promuovere il rispetto della donna, la bellezza dell’amore e, non per ultimi, la tutela e il rispetto dei minori e di tutte quelle famiglie che credono ancora nel prime-time e nel Festival come quel programma nazional-popolare per eccellenza che si ripropone come “liturgia” tradizionale della visione da vivere in famiglia»[6].

Pertanto solo un’adeguata formazione, da realizzare a partire dai più giovani, potrà portare allo svelamento di certi contenuti, apparentemente familiari, ma insidiosi e vessatori, in un’ottica di superamento delle differenze di genere, al fine di far emergere sempre di più il riconoscimento della cittadinanza piena della donna.


[1] Da: https://www.aiart.org/sanremo-2020-aiart-su-junior-cally-lincitamento-allodio-non-e-liberta-di-espressione-artistica-ma-barbarie-pagata-con-i-soldi-pubblici-segnalata-ad-agcom-e-rai/, visitato il 27/01/2020.

[2] Da: https://www.agcom.it, visitato il 27/01/2020.

[3] Da: https://notiziemusica.it/chi-e-junior-cally/curiosita/?refresh_ce, visitato il 27/01/2020.

[4] Da: https://www.supereva.it/junior-cally-47980, visitato il 27/01/2020.

[5] Da: https://www.aiart.org/sanremo-2020-aiart-su-junior-cally-lincitamento-allodio-non-e-liberta-di-espressione-artistica-ma-barbarie-pagata-con-i-soldi-pubblici-segnalata-ad-agcom-e-rai/, visitato il 27/01/2020.

[6] Ibid.

Articolo di Silvia Vallè