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Noi lombardi siamo un po’ strani

Noi lombardi siamo un po’ strani.
Non andiamo a lavorare, andüma a laürà. E fin quando non finiamo tutto non torniamo a casa.
Se siamo in ritardo per il lavoro ci vestiamo in qualche modo, beviamo un caffè mentre laviamo i denti e corriamo senza guardare in faccia nessuno.
Ci piace fare aperitivi, ci piacciono la montagna in inverno e il mare in estate e in realtà non andiamo matti per la polenta. A noi lombardi piace più il risutin, quello giallo contornato da un osso buco in cottura media.
Siamo un po’ strani noi lombardi.
Vorremmo non fermarci mai.
A volte ci dicono che siamo freddi, ma solo perché manifestiamo il nostro affetto in altri modi. Per esempio ci piace offrire una cena ai nostri colleghi perché quando gli altri notano che il conto è stato pagato da noi e ci dicono “ma non dovevi” ci sembra di essere padroni del mondo.
Per noi è tutto più piccolo. La birra è una birretta, la pausa è una pausetta, il caffè è un cafferino.
Quando tutto va al meglio urliamo: “si vola”. E quando troviamo una soluzione diciamo “taaac”, anche se siamo più famosi perché amiamo fatturare e usiamo più di qualche frequente intercalare.
Siamo proprio strani noi lombardi.
Ci amano e ci odiano. Ma poi ci cercano, come si cerca l’amico che un po’ ti infastidisce ma che poi alla lunga ti manca.
Abbiamo un dialetto tutto strano, ma ci piace di più far notare la nostra cadenza. Del tipo che se andiamo a Roma e ordiniamo una birrètta, il cameriere ci sorride e noi abbiamo raggiunto il nostro obiettivo.
Adesso è tutto così strano per noi lombardi. Non possiamo vestirci in fretta per andare a lavoro.
Niente traffico di macchine, niente aperitivi, niente “oggi faccio tardi”.
Solo tanto, troppo silenzio.
Un grande vuoto.
Un vuoto che ci fa soffrire.
Ma ci dobbiamo fermare anche noi. Per tornare a quel movimento, per cancellare queste immagini. Per andare oltre questa brutta, drammatica parentesi.
Soffriremo in silenzio.
E con la consapevolezza che lasciarsi abbattere non è cosa da lombardi, torneremo forti. Come sempre.
Forza lombardi, forza Lombardia.

Articolo di Riccardo Invernizzi